Il 60° Anniversario - 1 maggio 1964-2024
Cari amici,
a dieci anni della celebrazione del 50°, che ci vide riuniti, per la prima volta dopo i funerali del 2 maggio 1964, eccoci nuovamente a raccontare un incontro, che non avevamo molta speranza di poter fare ma che, grazie ai nostri 17 Angeli e alla tenace iniziativa del nostro caro amico, l’avvocato Diego Maggio, nell’arco di poche settimane è divenuto realtà e ci ha donato assai più di quanto pensavamo e speravamo. L’idea, infatti, era partita da una celebrazione semplice da poter fare nella chiesa della Casa Divina Provvidenza ma, di giorno in giorno, si è trasformata in un evento che ha coinvolto l’intera città di Marsala, sino all’istituzione della Giornata Marsalese della Memoria.
Con sensi di profonda gratitudine nei confronti di tutti coloro che hanno reso ciò possibile, volgiamo lo sguardo ai nostri 17 Angeli, ai loro sorrisi, che ci raccontano della loro vita da ragazzi, belli e semplici, nei volti e nel cuore.
Ricordiamoli nella bellezza di quello che hanno fatto nella loro, seppur breve, vita, prendendoli ad esempio per farci anche noi bambini e costruire insieme un mondo migliore.
A tutti Grazie.
G.C.G.
a dieci anni della celebrazione del 50°, che ci vide riuniti, per la prima volta dopo i funerali del 2 maggio 1964, eccoci nuovamente a raccontare un incontro, che non avevamo molta speranza di poter fare ma che, grazie ai nostri 17 Angeli e alla tenace iniziativa del nostro caro amico, l’avvocato Diego Maggio, nell’arco di poche settimane è divenuto realtà e ci ha donato assai più di quanto pensavamo e speravamo. L’idea, infatti, era partita da una celebrazione semplice da poter fare nella chiesa della Casa Divina Provvidenza ma, di giorno in giorno, si è trasformata in un evento che ha coinvolto l’intera città di Marsala, sino all’istituzione della Giornata Marsalese della Memoria.
Con sensi di profonda gratitudine nei confronti di tutti coloro che hanno reso ciò possibile, volgiamo lo sguardo ai nostri 17 Angeli, ai loro sorrisi, che ci raccontano della loro vita da ragazzi, belli e semplici, nei volti e nel cuore.
Ricordiamoli nella bellezza di quello che hanno fatto nella loro, seppur breve, vita, prendendoli ad esempio per farci anche noi bambini e costruire insieme un mondo migliore.
A tutti Grazie.
G.C.G.
Il programma del 60° Anniversario
Il 1 Maggio
Il sole rimane timidamente nascosto dietro nuvoloni imperlati mentre giungiamo a Marsala, percorriamo Contrada Spagnola, calcando lo stesso sentiero che, 60 anni fa, i nostri 17 Angeli fecero a piedi. Il nostro pensiero non può non andare a quella mattina del 1 maggio, vediamo, quasi in un sogno, quel folto gruppo di bambini e giovani che, vestiti di abiti estivi e colorati, si mescolano fra loro, fra voci festose, intervallati, di tanto in tanto, dalla talare nera di un padre o di un chierico, che cerca di contenere l'esuberante entusiasmo dei piccoli.
La nostra meta è una struttura bassa, tutta bianca, proprio come i tipici edifici delle zone di mare, poggiata sulla facciata una grande ancora nera ci ricorda che è quel luogo ha uno stretto legame con il mare, con lo Stagnone, che è proprio nascosto dietro quelle mura: è la sede della sezione marsalese della Lega Navale e conserva al suo interno ricordi della vita marina di un tempo.
Ma non è solo quello, un tempo questa struttura era conosciuta come Lido Marinella, la "spiaggia dei bambini" perché in un punto in cui le acque dello Stagnone sono molto basse e calde. Entrando il nostro pensiero va ancora ai nostri 17 ragazzi, perché questo è il luogo in cui attesero di poter partire per l'isola di Mothya. Ci tornano di nuovo dinanzi agli occhi le immagini di quel giorno, vediamo i ragazzi ansiosi e irrequieti, che non riescono a trattenere la felicità di poter passare una giornata spensierata, dopo i giorni di scuola o di lavoro. Qualcuno fa una battuta, si ride e si sorride, anche quando il maestro ricorda a quelli che dovranno tornare presto fra i banchi che ci sarà un tema su quell'escursione. Poi si fa silenzio, si prega, e si ritorna, pian piano, alle risate di gioia.
Mentre pensiamo questo usciamo sulla piccola rotonda sulla quale è disegnata la rosa dei venti e per la quale si accede a un piccolo molo, fatto di due lingue di arenite dorata, è lì che i nostri ragazzi salirono sulla barca, che li avrebbe portati incontro a un triste destino.
Il pensiero corre su quello specchio d'acqua fino al punto, non molto distante, della tragedia, e lì lasciamo una preghiera.
La nostra meta è una struttura bassa, tutta bianca, proprio come i tipici edifici delle zone di mare, poggiata sulla facciata una grande ancora nera ci ricorda che è quel luogo ha uno stretto legame con il mare, con lo Stagnone, che è proprio nascosto dietro quelle mura: è la sede della sezione marsalese della Lega Navale e conserva al suo interno ricordi della vita marina di un tempo.
Ma non è solo quello, un tempo questa struttura era conosciuta come Lido Marinella, la "spiaggia dei bambini" perché in un punto in cui le acque dello Stagnone sono molto basse e calde. Entrando il nostro pensiero va ancora ai nostri 17 ragazzi, perché questo è il luogo in cui attesero di poter partire per l'isola di Mothya. Ci tornano di nuovo dinanzi agli occhi le immagini di quel giorno, vediamo i ragazzi ansiosi e irrequieti, che non riescono a trattenere la felicità di poter passare una giornata spensierata, dopo i giorni di scuola o di lavoro. Qualcuno fa una battuta, si ride e si sorride, anche quando il maestro ricorda a quelli che dovranno tornare presto fra i banchi che ci sarà un tema su quell'escursione. Poi si fa silenzio, si prega, e si ritorna, pian piano, alle risate di gioia.
Mentre pensiamo questo usciamo sulla piccola rotonda sulla quale è disegnata la rosa dei venti e per la quale si accede a un piccolo molo, fatto di due lingue di arenite dorata, è lì che i nostri ragazzi salirono sulla barca, che li avrebbe portati incontro a un triste destino.
Il pensiero corre su quello specchio d'acqua fino al punto, non molto distante, della tragedia, e lì lasciamo una preghiera.
Cominciano a giungere gli altri convenuti, i familiari di alcuni dei ragazzi, gli ex allievi salesiani, e tanti marsalesi che non hanno dimenticato e non vogliono dimenticare. Ci si saluta, poi ci riuniamo attorno a un amico, un vero amico di tutti i presenti e dei nostri 17 Angeli, l'avvocato Diego Maggio, che è stato l'organizzatore di tutta questa Giornata. Sono abbracci e strette di mano, uniti a ricordi e a ringraziamenti, che non saranno mai bastanti.
Arriva anche un uomo anziano con il viso buono di chi è cresciuto nei giardini del Signore, è Pippo Buono, il più anziano ex allievo della Casa Divina Provvidenza, che, con spirito di umile servizio, porta la valigetta con tutto l'occorrente per la celebrazione. E dietro di lui ecco alcuni sacerdoti, che vengono a donarci la possibilità di poter riabbracciare spiritualmente i nostri ragazzi nell'Eucaristia, fonte e culmine della vita della Chiesa, che, con potenza, squarcia le soglie dell'Eternità, per farci entrare nella gloria di Dio, dove vivono i giusti, i santi, dove vivono i nostri Angeli. E sono: don Giovanni D'Andrea, Ispettore Regionale dei Salesiani, "Don Bosco in Sicilia", come si usa dire fra i salesiani, sarà lui a presiedere la Santa Messa. E' un sacerdote semplice, che possiede quella saggezza che nasce dalla scuola della strada; don Luigi Calapaj, Direttore della Casa Divina Provvidenza, giocoso e amichevole; don Vincenzo Pisano, parroco della Chiesa Salesiana di Maria Ss. Ausiliatrice, con lo sguardo buono di chi è veramente padre; don Vincenzo Nicosiano, delegato dell'Unione Ex-Allievi, che, nonostante l'età, ha l'esuberanza di chi mantiene il cuore sempre giovane; padre Giuseppe Ponte, arciprete emerito di Marsala, che si può descrivere solo con un aggettivo: dolce, come un nonno, il ritratto della tenerezza.
Arrivano anche le autorità, primi fra tutti i rappresentanti militari dell'Aeronautica e della Guardia di Finanza, che ci assicurano una presenza impegnata perché questa Giornata possa trovare senso nel dovere di costruire un futuro migliore e più sicuro per i nostri giovani.
E poi ecco le autorità civili, che dimostrano la volontà di rendere questa giornata una Giornata importante per la città di Marsala.
Gli onori di casa li fa Nino Guercio, addetto al Cerimoniale del Comune, che con educata ma amichevole attenzione cerca di ordinare tutto, compresi i convenuti che chiacchierano e fanno confusione non molto differentemente di quanto fecero i nostri i ragazzi 60 anni fa. E tutto è pronto...
Alle 10.30, lo stesso orario in cui i nostri ragazzi giunsero in questo luogo, inizia la Celebrazione Eucaristica, che oggi fa memoria di quel giusto, umile e lavoratore, che fu san Giuseppe. E' bello che il nome di un padre, di colui che fece da padre a Gesù stesso, risuoni oggi insieme a quelli dei nostri ragazzi, come se quel padre, che fu indicato loro come modello di cristiano e di lavoratore, è oggi qui per abbracciarli insieme a noi.
Durante l'omelia don Giovanni D'Andrea ritorna, anzitutto, sulla Parola del Vangelo, che ci offre, oggi, la simbologia della vite, che è Cristo, a cui siamo legati noi, come tralci. E ci ricorda che solo legati a Gesù noi possiamo portare frutto, aggiungendo l'esempio, che è più comprensibile ai ragazzi di oggi, della batteria del cellulare. Il cellulare può fare tante cose ma se la batteria è scarica non serve a nulla. E anche la nostra vita senza quell'energia che è Gesù Eucaristia è scarica e inutile.
Guarda, poi, alla figura di san Giuseppe, che "agisce e obbedisce nel silenzio", e al mondo dei lavoratori. E' necessario, ci dice, educare alla cultura del lavoro, per far comprendere ai nostri giovani che i successi della vita si raggiungono con l'onesta fatica. "Onesti cittadini e buoni cristiani" queste parole di san Giovanni Bosco risuonano a sigillare il pensiero sul lavoro.
E il pensiero va poi a questa giornata: è necessario fare memoria "perché i giovani sappiano e gli anziani ricordino" questo evento che ha cambiato l'esistenza di tante famiglie. Fare memoria per valorizzare il senso della vita, guardando all'esempio che ci hanno lasciato questi 17 Angeli, che quel giorno, prima di partire, andarono a Messa, si comunicarono, si confessarono. Da loro possiamo trarre un insegnamento importante: vivere in grazia di Dio tutti i momenti che ci vengono dati per portare frutti di santità, nell'impegno civile nella società e nella chiesa.
E chiude rivolgendosi ai familiari: il dolore non si può cancellare, ma si può lenire trovando la speranza, sostenuti dalla fede e dal ricordo, nella certezza che i nostri ragazzi sono tornati "lì da dove erano stati inviati", nella Gloria di Dio.
Durante l'omelia don Giovanni D'Andrea ritorna, anzitutto, sulla Parola del Vangelo, che ci offre, oggi, la simbologia della vite, che è Cristo, a cui siamo legati noi, come tralci. E ci ricorda che solo legati a Gesù noi possiamo portare frutto, aggiungendo l'esempio, che è più comprensibile ai ragazzi di oggi, della batteria del cellulare. Il cellulare può fare tante cose ma se la batteria è scarica non serve a nulla. E anche la nostra vita senza quell'energia che è Gesù Eucaristia è scarica e inutile.
Guarda, poi, alla figura di san Giuseppe, che "agisce e obbedisce nel silenzio", e al mondo dei lavoratori. E' necessario, ci dice, educare alla cultura del lavoro, per far comprendere ai nostri giovani che i successi della vita si raggiungono con l'onesta fatica. "Onesti cittadini e buoni cristiani" queste parole di san Giovanni Bosco risuonano a sigillare il pensiero sul lavoro.
E il pensiero va poi a questa giornata: è necessario fare memoria "perché i giovani sappiano e gli anziani ricordino" questo evento che ha cambiato l'esistenza di tante famiglie. Fare memoria per valorizzare il senso della vita, guardando all'esempio che ci hanno lasciato questi 17 Angeli, che quel giorno, prima di partire, andarono a Messa, si comunicarono, si confessarono. Da loro possiamo trarre un insegnamento importante: vivere in grazia di Dio tutti i momenti che ci vengono dati per portare frutti di santità, nell'impegno civile nella società e nella chiesa.
E chiude rivolgendosi ai familiari: il dolore non si può cancellare, ma si può lenire trovando la speranza, sostenuti dalla fede e dal ricordo, nella certezza che i nostri ragazzi sono tornati "lì da dove erano stati inviati", nella Gloria di Dio.
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